Andrea "Ravo" Mattoni

Via Maceri

Artista

“Io non mi considero uno street artist, sono un pittore. Ma forse rientro nella più generale categoria dei creativi, visto che mi occupo di tante cose differenti.” Si definisce così Andrea Ravo Mattoni, artista che si propone, con le sue opere, di portare l’arte classica per le strade, riproducendo in grande formato le opere del Classicismo italiano. “voglio recuperare il classicismo insito nella cultura italiana, rendendo l'arte classica un'arte sociale. Con le bombolette spray, che sono spesso guardate con sospetto e pregiudizio, ho riprodotto l'effetto dei colori ad olio su tela. Il mio ruolo è un po' quello di tramite perché non intervengo con modifiche sulle opere che riproduco, eccetto una scritta che ho inserito nell'opera realizzata a Varese. Ciò che conta per me è portare all'esterno i capolavori più importanti del classicismo italiano e per farlo li ingigantisco, in modo tale che le persone possano entrare all'interno del quadro e analizzarlo in ogni suo dettaglio.” Per quanto riguarda la sua tecnica, invece, definisce il suo stile “iper contemporaneo: uso colori nuovissimi per imitare gli storici colori ad olio. Quando inizio ad intervenire su un muro, innanzitutto mi assicuro di lavorare su un muro resistente poi, muovendomi da sinistra a destra su un carrello elettrico, inizio a dipingere. Non faccio mai prove: intervengo direttamente sull'opera prima.”

Andrea e il suo accompagnatore Joel sono stati una presenza importante al festival del 2019; la grande competenza culturale e artistica di Andrea unita alla simpatia di Joel erano un mix micidiale nelle serate in compagnia a mangiare passatelli e cappelletti insieme. Andrea era in continuo collegamento telefonico con la moglie a Varese alla quale era scaduto il tempo del parto già da 5 o 6 giorni e la macchina era sempre pronta per interrompere il lavoro e volare su dal figlio appena nato. Figlio che però si è fatto aspettare concedendo a Ravo di ultimare il muro in via Maceri prima di dedicarsi alle gioie di neopapà, e di ricevere onorificenze da Mattarella e Macron per i suoi lavori in giro per la Francia.

Tema ed esegesi dell'opera

Piccola esegesi: il tema del 2019 era il Risorgimento e l’opera di Ravo rappresenta la riproduzione (nello stile dell’artista) di un’opera del pittore forlivese Annibale Gatti che nobilita il soffitto dell’ex sala del Consiglio provinciale di via delle Torri, oggi sala Calamandrei della residenza comunale. Al centro una figura femminile che rappresenta l’Italia nell’unità nazionale, si appoggia a un grande libro che simboleggia il sapere e, secondo l’impianto classico, è contornata da una serie di putti che si propongono come testimoni di modernità e progresso. A sinistra si riconosce il telegrafo mentre più al centro c’è la cornetta del telefono portata all’orecchio di uno di loro; ai piedi della donna grossi bachi da seta si muovono su foglie di gelso e affianco a pannocchie di granoturco c’è la mappa geografica della provincia di Forlì; un putto regge un fascio di grano, un altro utilizza un compasso e l’ultimo imbraccia una tavolozza. Tecnologia e arte ma anche agricoltura e industria. Annibale Gatti, e Ravo con lui, vuole omaggiare Forlì e la Romagna con riferimenti chiari come quel baco da seta che, proprio qui, fino ai primi del 900 ha trovato un’importante e vasta produzione per qualità e quantità.

Il Muro, il Contesto e le Storie

Siamo sempre nel cuore del festival, in via Maceri a due metri dal cortile interno in cui abbiamo passato un paio di settimane insieme agli abitanti a mangiare, fare laboratori e chiacchiere. Ravo è maestro nel riprodurre quadri classici su pareti enormi, da Caravaggio in giù la riproduzione su larga scala rende ancora più maestose le opere e questa nobilita una parete scrostata e piena di scritte. Suggestivo lo scrocio che si vede del muro arrivando dall’ex-atr e attraversando il parcheggio di piazza del Carmine. Insieme a Basik, Millo e alla balena partecipata di Sardomuto rappresenta la serie di opere di via maceri, in fila come nelle gallerie del San Domenico.